Gesi dopo la tempesta di domenica va verso l'Equatore

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FOLLONICA. E' nel bel mezzo della zona equatoriale Simone Gesi, il velista follonichese che a bordo di "Dagadà - Spirito di Maremma" sta partecipando alla Transat 2011 che lo porterà a Salvador de Bahia. Gesi è, al rilevamento di martedì sera, al 25° posto ed è sceso di alcune posizioni rispetto alla fine della scorsa settimana quando ha toccato anche la 21^ posizione. Dopo un periodo in cui i venti hanno spinto Gesi riportandolo subito a ridosso del gruppetto dei primi, la situazione è cambiata costringendo tutti i concorrenti a cambiare rotta e a cercare soluzioni diverse per catturare il vento necessario a raggiungere il prima possibile gli alisei di sud est.

Da tempo la Transat non registrava condizioni meteo così complesse, difficili da prevedere e da interpretare.

Mentre la flotta dei prototipi ha in gran parte attraversato l'Equatore (1° il francese Raison), i “Serie” sono ancora un po' indietro, in una situazione molto complicata e piena di difficoltà.

Ai fini delle strategie, si pensi al solo fatto che il leader dei prototipi Raison e l'ormai ex dei serie Llull hanno avuto lo stesso approccio al “Pot au noir”: la differenza di ore nei passaggi ha fatto sì che Raison abbia guadagnato e Lull, invece, sia scivolato al 14° posto.

Ciò descrive ampiamente le pazzesche condizioni della navigazione: con 11 giorni di regata addosso, timonieri ed attrezzature sono messe a dura prova.

La flotta dei “Serie” è ridotta a 37 equipaggi, dei quali 2 stanno rientrando a Capo Verde.

In testa è il francese Benoit Mariette (vincitore della prima tappa) con sole 4 miglia sul secondo (ancora un francese, Kerboriou).

La flotta è nel pieno del punto cruciale della regata, il passaggio dell'Equatore, con la “zona di convergenza intertropicale” (il cosiddetto “pot au noir”). Il tempo e la modalità di uscita da quest'area determina la rapidità o meno con la quale un navigatore “aggancia” l'aliseo utile verso il Brasile.

Attualmente il vento prevalente è da Sud e quindi si naviga di bolina, ma i regatanti hanno avuto salti di direzione di oltre 90° (l'arco da Sud Ovest a Sud Est), con alternanza di aria leggera e groppi impressionanti, mare formato e “disordinato”.

Ieri pomeriggio, un gruppo di una decina di Mini si è trovato per circa un'ora intrappolato da un'improvvisa tempesta con vento oltre i 60 nodi (più di 100 km/h !). Tra questi, il nostro Simone Gesi e l'italiana Susanne Beyer.

Non si può descrivere cosa significhi una condizione di questo genere, non esistono parole per delineare la forza del vento e del mare, l'apprensione e lo sforzo dell'atleta, le enormi sollecitazioni che subiscono barca ed attrezzature.

Questo gruppo, più ad est degli altri, è stato così penalizzato nella classifica, ma, soprattutto, ha riportato danni di varia natura.

Ieri sera, sul sito della regata, è comparso un messaggio proveniente da una delle barche di appoggio che indicava Simone in difficoltà con i piloti automatici (questa volta, lo ricordiamo, ne ha ben tre a bordo), probabilmente per guasti meccanici (dovuti proprio alle enormi sollecitazioni dovute alla tempesta). Dalla notizia, sembrava che il nostro marinaio stesse invertendo la rotta verso Capo Verde (come purtroppo altri hanno dovuto fare).

Questa mattina, al primo rilevamento di giornata (ore 6, circa le 8 in Italia), si notava, invece, che Simone stava proseguendo la navigazione in bolina direzione Equatore, scivolato al 25° posto, con distacco di 127 miglia dal primo.

Preoccupava però la velocità media nelle ultime 14 ore, inferiore a 2 nodi, segno che qualcosa non stava andando. Confortava, però, la rotta e, soprattutto, il fatto che il tracciato sulla mappa non indicava mai variazioni che indicassero anche un solo momento aver preso la direzione di Capo Verde.

Impossibile capire la situazione: in quelle condizioni rotture ci stanno, compreso il pilota automatico, ed è ben difficile procedere rapidamente e con facilità alla riparazione o all'attivazione del secondo apparecchio (bisogna scendere sotto coperta e lasciare il timone, cosa impossibile in quella situazione).

Gesi continua quindi in recupero del distacco dal primo, rotta di bolina (come tutti) verso la linea dell'Equatore, ma con velocità media nettamente risalita (oltre i 5 nodi, in linea con i migliori).

Michele Nannini

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