Post Scriptum di Stefano Rosini: Lo sport è crescita – fisica e culturale-sociale.

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Di Stefano Rosini

Chi non ricorda quando molti di noi giocavano a pallone nei cortili e nei campetti da calcio di quartiere,chi non ricorda di come il calcio da cortile era veramente un’occasione di socialità, di svago, di serenità per i tutti noi sia bambini che adolescenti.
Oggi memori dei nostri tempi non c’è più posto per il calcio al pallone nel cortile o nel parcheggio con il campo in asfalto.
Oggi ci si affida alla “ scuola calcio”.
Gli ultimi fatti di cronaca avvenuta nel Nord Italia ,rissa tra genitori a Brescia durante una partita di Pulcini anno 2003 ha tolto un po’ a tutti quanti quei sentimenti positivi che il calcio può rappresentare, Cosa è rimasto dei nostri tempi nelle odierne “scuole calcio”?
Iniziamo a diffidare degli ambienti ultra-competitivi dove ai bambini non viene insegnato a “fare gruppo”, bensì sono stimolati a prevalere l’uno sull’altro, i compagni di squadra non sono considerati “amici”, bensì rivali sulla quale prevalere per ottenere un posto da titolare. I ragazzi calcisticamente meno dotati vengono emarginati, considerati alla stregua di una zavorra, con le ripercussioni negative facilmente immaginabili che questo può avere sul bambino che subisce questo meccanismo.
Parlo da istruttore, allenatore ed educatore con più di venti anni di esperienza:
apriti cielo, se un papà o una mamma ti vedono reagire con calma o con un sorriso di fronte alla sconfitta o a un torto arbitrale. Sapessi che battaglie per far capire che (almeno) fino agli Esordienti (cioé 12-13 anni) non si deve parlare di selezione, che tutti, a rotazione, devono avere la possibilità di giocare, bravi e meno bravi. O, come piace dire a me, portati e meno portati. E che fatica spiegare il regolamento del calcio a gente che non ne vuole sapere di impararlo, perché vede solo e soltanto i torti a danno dei propri colori.
Mi hanno spesso definito un allenatore “tosto”, quasi “scomodo”. Felice di esserlo, se questa etichetta mi deriva dal portare avanti determinate battaglie. Fare settore giovanile in modo “sano”, non significa affatto rinunciare a crescere un buon giocatore.
Provare per credere.

STEFANO ROSINI

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