Post Scriptum di Stefano Rosini

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Di Stefano Rosini

E’ maturo il tempo per introdurre lo ius soli nello sport italiano”.
Alcune discipline, come  il cricket e l’hockey su prato, considerano italiani a tutti gli effetti i giocatori di origine straniera nati in Italia. Boxe e atletica studiano modifiche ai loro regolamenti. A giugno la Figc ha approvato nuove norme che liberalizzano il tesseramento degli stranieri nei campionati minori e li equiparano agli italiani. Ma il problema è sempre lo stesso: lo ius sanguinis, la norma sulla cittadinanza che, a differenza di altri paesi europei, non include i figli di migranti nati sul nostro territorio. Per giocare serve il permesso di soggiorno in regola .
La burocrazia disincentiva e a volte impedisce l’accesso al campo ai ragazzi”.
Alla base di tutto ci sono le direttive internazionali per impedire la tratta di minori. Poi la legge italiana ha fatto il resto. Qualcuno dà un’interpretazione restrittiva delle normative europee ,­ altri invece dicono di volere tutelare il vivaio italiano,infine ci sono gli aspetti economici. …comunque poi alla fine a rimetterci sono giovani nati e cresciuti qui.
Talvolta può succedere che  l’ambasciata del paese originario del minore,non possa rinnovare il suo passaporto scaduto per via di questioni “tecniche”.
Per ottenere i documenti necessari al tesseramento allora il ragazzo dovrebbe  tornare nel suo paese (con un visto provvisorio). Incredibile,manca soltanto quel documento: ha il certificato di frequenza scolastica, il permesso di soggiorno, un certificato che dimostri di non esser mai stato iscritto a nessuna federazione straniera. Eppure nulla. E’ costretto a tornare nel suo Paese, in cui non è mai stato, per riottenere quella carta. Questo è solo uno de tanti casi di minori che si scontrano con la giungla burocratica dello sport in Italia. Nel basket, così come nel calcio. O anche in altre discipline.
E’ assurdo. Sono bimbi nati e cresciuti in Italia ed alla fine tutto si riconduce a un unico problema. Qui in Italia, anche se fai parte della seconda generazione, non sei considerato come un italiano.
Per i minori extracomunitari la faccenda si complica infatti qualche anno fa si dovevano spedire i documenti necessari alla federazione del paese in cui il minore aveva la cittadinanza. Il problema subentrava quando poi sempre dalla federazione non arrivava nessuna risposta. Periodi in cui i ragazzi comunque non potevano giocare. Per fortuna da qualche anno l’inghippo è stata bypassato tramite il criterio di silenzio-assenso. Ovvero, se una federazione straniera non risponde dopo un determinato periodo, ha valenza il contenuto della bozza (o proposta) inviata. Prima esisteva anche un limite di circa 4 componenti extracomunitari nello stesso referto gara. Cosa difficile, specie se alleni sei bimbi e devi decidere chi far giocare durante una partita. Discriminazione che i bambini faticano a capire.
Basterebbe avere buon senso e cambiare le regole.
Si potrebbe chiedere la documentazione integrale per il primo tesseramento e poi limitarsi a richiederla soltanto in caso di variazioni, come cambi di residenza o altre novità.

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