Corsa e dintorni istruzioni per l’uso: le scarpe

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Corsa e dintorni istruzioni per l'uso: le scarpe

Prima di effettuare una trattazione sulla scarpa è necessario innanzitutto parlare di piede. Il nostro corpo muovendosi scarica tutte le tensioni ed i carichi da sostegno attraverso l'appoggio del piede sul terreno. Sarà quindi  necessario verificare che la catena cinetica che produce il movimento di deambulazione (camminata o corsa che sia), determini una biomeccanica efficiente che non generi angoli e appoggi impropri che possano produrre danni all'apparato muscolo scheletrico nel suo insieme (partendo dalle vertebre cervicali del rachide, passando per il bacino e le ginocchia, fino al piede). Lo scopo principale che si propone una scarpa da running sarà quello di migliorare le prestazioni minimizzando al massimo lo stress e le sollecitazioni della corsa.

Pronatore o supinatore?

Quando il peso del corpo, dopo la fase di volo, si scarica sul terreno, l'arco plantare tende a cedere, o meglio a ruotare, verso l'interno, producendo un effetto ammortizzante e garantendo, attraverso la gestione e la trasformazione dell'energia meccanica prodotta nel movimento in energia elastica, l'appoggio al passo successivo. Questo effetto, definito pronazione fisiologica, è caratteristico del tipo di passo normalmente chiamato neutro. Nel momento in cui l'angolo di pronazione supererà quella estensione considerata nella norma si parlerà di iperpronazione; se al contrario il piede avrà un atteggiamento di appoggio in inversione si parlerà di supinazione o piede rigido. Questi diversi tipi di atteggiamento richiederanno all'uopo una scarpa dedicata che tendi ad aiutare, se non a correggere, l'eventuale appoggio deficitario. Tutto ciò al fine di evitare tutte quelle patologie da sovraccarico funzionale che tenderanno a coinvolgere sia il piede come unità funzionale (tendinopatie achillee, tibiali e dei peronei, fasciti plantari e metatarsalgie) che a riflettersi su strutture più lontane come il ginocchio le anche o il rachide.

Il criterio di scelta e di utilizzo della scarpa

Scegliere quale scarpa sia più idonea per correre non è estremamente complicato: per prima cosa recuperiamo un paio di scarpe usate da cui è possibile effettuare una prima valutazione del tipo d'appoggio che ci contraddistingue (neutri iperpronatori o supinatori); quindi scegliere il modello che più si addice al tipo di percorso che privilegiamo e che, più degli altri, pratichiamo (asfalto sterrato pista), nonché al peso dell'atleta. Scelto il modello, la taglia dovrà garantire una calzata che sia perfetta, il piede non deve assolutamente "ballare" e la scarpa deve dare una sensazione di tenuta  solidale con il piede.

Ma chi ci aiuterà a scegliere il modello di scarpa che meglio di altre potrà adattarsi alla nostra corsa ai nostri piedi e alla specialità da noi preferita? Un allenatore specialista potrà già da subito individuare quali caratteristiche contraddistinguono il vostro appoggio, osservando la vostra camminata e la vostra corsa, (nonché dalla valutazione empirica fatta sulle vostre vecchie scarpe). Se presume ci sia un appoggio particolarmente deficitario proporrà un esame ispettivo baropodometrico da un ortopedico per verificare se ci sia l'esigenza eventuale dell'utilizzo di un plantare da inserire nella scarpa. Se invece esiste un buon appoggio o una leggera iperpronazione o supinazione, si valuteranno i modelli di calzatura più idonei a garantire una buona affidabilità e, con l'aiuto di un rivenditore esperto, si sceglierà il colore e la marca che più piace. Ora chiariamoci un po' le idee su come sono fatte le scarpe.

Vediamo come è fatta una scarpa:

  • Tomaia: parte superiore della scarpa; viene realizzata di norma in materiale sintetico; ha caratteristiche di traspirabilità, robustezza e leggerezza. Il logo/marchio del costruttore spesso riveste anche carattere funzionale facendo parte del sistema di sostegno dell'allacciatura e linguetta.
  • Retro-piede o conchiglia: avvolge il tallone controllandone il movimento, sopportando intense sollecitazioni torsionali che raggiungono la massima intensità all'atto dell'appoggio sul terreno, questo comporta la necessità di utilizzare materiali resistenti, con interni confortevoli ed anti-abrasione che garantiscano la massima resistenza del complesso conchiglia, tomaia ed intersuola.
  • Intersuola: rappresenta la parte più direttamente interessata all'ammortizzazione; negli ultimi anni, grazie ai nuovi materiali riesce ad assicurare un migliore assorbimento all'impatto sul terreno con spessori nettamente inferiori; questo permette un lavoro più fisiologico del piede che risulta meno "ingessato" nella scarpa. La zona dell'arco plantare riveste una funzione critica, in quanto deve essere garantito, anche a seconda della categoria della scarpa, il supporto necessario, senza perdere ne in stabilità ne in flessibilità (le aziende hanno adottato diverse ed efficaci soluzioni tecnologiche).
  • Battistrada: scopo fondamentale aderenza e trazione contribuisce all'ammortizzazione; si utilizzano  materiali diversi con caratteristiche di resistenza all'abrasione (gomma vulcanizzata, cristallina o al carbonio) per le parti abitualmente più sollecitate (bordo esterno del tacco e zona meta-tarsale) e più morbida (gomma espansa) per le altre zone.

Altra distinzione che contraddistingue le scarpe sono la categoria di peso ed utilizzo, e vengono di norma descritte seguendo la seguente classificazione:

A1 superleggere sono le più veloci; hanno forma curva e peso contenuto, presentano poco dislivello tra avampiede e tallone, sono quasi sempre piatte e con potere ammortizzante molto limitato. L'alleggerimento comporta inoltre una drastica riduzione dei vari sistemi di controllo del movimento per garantire la massima libertà di azione, ottima flessibilità e una risposta reattiva. Ne consegue che sono indicate per le gare su strada di atleti leggeri-veloci . Vietate invece ai podisti pesanti, ai lenti e ai pronatori.

A2 intermedie caratterizzate da un peso compreso tra i 250 e i 290 grammi. Queste scarpe presentano un buon compromesso tra controllo del movimento nel retropiede e flessibilità nell'avampiede, sono generalmente di forma semicurva e hanno un dislivello medio tra avampiede e tallone. In alcuni casi sono dotate di supporti di controllo del movimento il cui intervento è comunque limitato. L'ammortizzamento quasi sempre è buono. Gli atleti più in forma e quelli leggeri possono usare questo genere di scarpe anche per gli allenamenti. I podisti più pesanti o i meno veloci le possono utilizzare come scarpe da gara.

A3 massimo ammortizzamento peso superiore ai 300 e inferiore ai 400 grammi, di forma dritta o semicurva, con un buon dislivello tra avampiede e tallone per salvaguardare tendini e articolazioni da infortuni. Per cercare di ottenere il massimo effetto ammortizzante e una buona flessibilità spesso è sacrificato il controllo del movimento. Questi modelli sono quelli più usati dai podisti negli allenamenti e, di norma, sono i più indicati per qualsiasi chilometraggio (da 2 a 100 km a piacere). Sono l'ideale per gli atleti con l'appoggio neutro o in inversione (piede rigido). Inoltre, il 90% dei corridori che utilizzano plantari personalizzati usano scarpe di questa categoria.

A4 stabili peso compreso tra 300 e 400 grammi, forma dritta, create per correggere l'eccesso di pronazione, ovvero per chi ha il piede piatto e tende a piegare le calzature all'interno. Resistono ai movimenti del piede sull'asse longitudinale mediano senza che si verifichi una deformazione permanente nella loro struttura. In alcuni modelli di peso contenuto si può trovare un buon compromesso tra ammortizzamento e stabilità. Tutte le scarpe di questa categoria sono decisamente sconsigliate ai supinatori, cioè ai corridori con piede rigido che appoggiano anche d'avampiede all'esterno.

Trail Running nate per la corsa fuori strada praticata in completa libertà sui viottoli di campagna, i sentieri dei boschi, i greti dei torrenti, le dune del deserto; le scarpe devono essere "speciali". Le calzature di questa categoria sono infatti dei piccoli carri armati, leggeri ma indistruttibili, capaci di garantire il massimo della prestazione anche sui fondi più scivolosi e difficili. In particolare: la suola deve avere un disegno che non trattiene la terra ed è realizzata in materiali che assicurano aderenza anche sul bagnato e con le basse temperature. L'intersuola, oltre a proteggere il piede dalle asperità del terreno, deve assicurare una buona ammortizzazione. La tomaia è studiata per contenere bene il piede ed essere rinforzata nei punti dove possono verificarsi impatti, come ad esempio sulla punta

ALLA PROSSIMA!!

Giuseppe ACAMPA

e-mail: giuseppe-acampa@libero.it

 

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